Ce sont le petit coeur chaud du monde

Ero lì, vestito da corsa. Ero circondato da sabbia, sassi e mare.

Il cielo era grigio. Quel grigio chiaro che non sembra né pioggia, né speranza di avere una giornata senza l'acqua del cielo.

L'unica cosa che sentivo era la musica che il mio lettore mp3 mi propinava prepotentemente, il rumore delle piccole onde che se si infrangevano sulla battigia come una sorta di punizione, il fiato corto del tipico ragazzo medio pigro e sedentario, il bussare del cuore sullo sterno che tenta inutilmente di fermarmi. Neanche noto la gente che mi passa intorno.

La sabbia sembra abbracciare il mio piede, lo avvolge in parte, regalandomi un'impronta, firma del passaggio; mi specchio nel mio autografo. E' simile a me.

Corro.

E sono l'impronta di me stesso.

Ad un tratto sono attirato da un gesto, uno shakerare frenetico della mano di una vecchia signora, come in un saluto o un segno per attirare la mia attenzione, chiedendomi qualcosa che al primo ascolto non capisco.

Forse perché ho la musica a palla nelle trombe di Eustachio.

Con fare delicato, tolgo l'auricolare sinistro.

"Il mare è mosso?", mi chiede quella donna, avvicinandosi. Era sulla 60ina, imbacuccata con il suo corposo giubbetto, una cuffia che portano le tipiche donne della sua età, nera, una sciarpa anch'essa nera con dei puntini dorati che le avvolgeva il collo e i soliti orecchini con una perla attaccata che facevano capolino dai suoi lobi.

La mia espressione era una miscela tra lo stupore per la risposta che già sembrava evidente e la dubbia sorpresa di una domanda così inusuale.

"Beh, sì signora. Giù è ancora peggio." risposi io, sfoggiando una sicurezza che era tra l'inutile e il patetico. Ciò che mi disse dopo era un misto di deliranti pensieri, accompagnati da aneddoti non richiesti, mescolato il tutto in un misticismo e colpi di scena che farebbero leva solo su di una mente infantile, al limite della stupidità.


Presente.


Il mare ama questa donna: è quello che mi disse lei. "Il mare mi ama", sosteneva con un vigore che sembrava appartenesse solo a chi è depositario di una verità. "Il mare è come una persona" continuava, "e come tale ama anche lui, e lui ama me". Sfoggiava sempre un sorriso al termine delle sue dichiarazioni che in un'altra epoca gli sarebbero costate il rogo in piazza mentre la gente la dileggiava e le sputava addosso.

Credo si chiamassero "Inquisizioni", ma non ne sono certo.

Un sorriso che veniva però stuprato da quei denti sporchi, un po' gialli, alcuni distanti tra loro. E' il sorriso di una vecchia, cosa vi aspettavate? Il mio sguardo, incredulo ma ben nascosto, scrutava la signora come se attendessi una conferma alle sue dichiarazioni.

"Il mare mi ha scelto" asseverava ancora, convinta. Mi indicava una pensione che si affacciava sulla strada parallela al mare, una pensione appariscente a causa delle sue pareti rosa. Farfugliava qualcosa che non ricordo riguardo al fatto che lei ha passato la notte lì oggi e accenna anche al fatto che il proprietario gli abbia regalato un ombrello rosso di dubbio gusto.

Un sorriso di circostanza si fece spazio tra le mie labbra e lei continuò a parlarmi. "Ero in treno per Loreto, ma il mare era mosso. C'erano delle onde altissime! Avevo paura! No no, non ci dormo più qua, ho paura di quelle onde così grandi!" tentava di spiegarmi con frasi sconnesse, come...

...come i pazzi.

Non sembrava smettere mai di parlare; appoggiava la sua mano sul mio braccio per pochi secondi come a dire di ascoltare le sue prossime parole, di concedergli tutta la mia attenzione, mostrando di nuovo quel sorriso marcio, ma di buona fede.

Come puoi vivere a testa in giù?

Continuava il suo monologo: "Sai, il mare è come una persona, anche lui si arrabbia; lui mi ha scelto come sua compagna, il mare mi ama". E sembrava convinta di ciò che dicesse. Mi raccontava un po' della sua vita, ma i miei unici pensieri che in quel momento rimbalzavano tra un neurone e l'altro erano rivolti alla fretta di tornarmene a correre e a seguire le parole delle canzoni che l'auricolare destro continuava ininterrottamente a farmi ascoltare. Bastava mettere in pausa quella diavoleria tecnologica, ma non ne avevo per niente voglia. Anche perché pensai che sarebbe durato poco questo strano incontro.

"Io l'ho detto anche a mio marito che io sono del mare, che il mare mi ama, ma lui non mi credeva!" spiattellandomi in faccia di nuovo quel sorriso. Inizia poi a raccontarmi di suo marito, che era morto 3 mesi fa di tumore, delle sue origini pugliesi, di Brindisi per la precisione. Mi raccontò del suo rapporto col marito; un disastro, sotto il mio punto di vista. Non riesco a focalizzare bene, ma il succo della sua spiegazione era che il marito non la sopportasse. Forse perfino che la odiasse; gusti differente dati dalle locazioni opposte di nascita li portavano ad avere vacanze divise, lei al mare e lui in montagna.

Di nuovo quel gesto, quella sua mano segnata dal tempo che si poggia di nuovo sul mio braccio.

"Sai, gli opposti si attraggono!": le solite frasi fatte che si dicono, ma usava ciò per spiegarmi il suo rapporto col mare e con suo marito. Perché lei aveva anche un rapporto molto stretto col mare; diceva che il mare era sempre il suo opposto, che quando lei era arrabbiata, lui era calmo e viceversa. Mi diceva che spesso quando lei era arrabbiata per qualcosa il mare le sussurrava di calmarsi, di vivere la vita, che non ne vale la pena di essere arrabbiati. Succedeva anche il contrario, che era lei a calmare il mare mosso, che spaventava pescatori e marinai con le sue spaventose onde e il suo mellifluo mareggiare.

Come puoi vivere a testa in giù?

Poi disse una cosa che mi colpii parecchio, una cosa che era magnifica e bella e intensa e scontata quanto vera. Disse "Per stare una vita con una persona che non ti sopporta, che ti odia, quanto la puoi amare?".

Rimasi di sasso.

Sorrise di nuovo. Me l'aspettavo quel sorriso.

Sorrisi anch'io: un sorriso falso, un sorriso costretto.

Uno dei miei tipici sorrisi, insomma.

Continuava a spiegarmi le vancanze separate, che portava i figli con se al mare, al sud che stranamente anche lei chiamava Terronia: un'altra cosa che mi stupii. Diceva praticamente le vacanze non erano tali, che lei praticamente andava a visitare sua madre.

"Stava male mia madre. Mi telefona mio fratello e mi dice che mia madre stava davvero male." Mi disse senza incupirsi, però. Continuò poi il suo pensiero "Quando mi telefonò mio fratello, mia madre già era a casa.". Non capii questa frase, ma poi, con ulteriori descrizioni che mi fece, mi resi conto che intendeva che sua madre era andata in coma e che già l'avevano dimessa visto che ormai non c'era più nulla da fare. Qui inizia a raccontarmi la sua esperienza mistica "Ero sul treno che passava vicino Loreto, visto che stavo scendendo giù da mia madre e ad un tratto dal finestrino vedo una luce. Incredula chiedevo cosa fosse e mi disse che era la Madonna di Loreto, che avrei dovuto pregarla e mi avrebbe fatto la grazia".

Ecco, ora vi chiederete chi gliel'abbia detto che fosse la Madonna di Loreto: non saprei rispondervi, posso dedurre che glielo disse una ipotetica persona che condivise la cabina con lei, ma non so. In quel momento ero incredulo per il racconto che mi veniva narrato e in più l'interpretazione delle parole di questa signora era ardua, visto che spesso mi ritrovavo di fronte a frasi e pensieri sconnessi che riuscivo a malapena ad incollare fra loro e trovare un senso.

Come puoi vivere a testa in giù?

Disse che pregò e la Madonna di Loreto le fece la grazia: fece campare 2 anni in coma la madre di questa signora. Secondo lei era questa la grazia che la Madonna le fece.

"Che culo, non mi immagino cosa le avrebbe fatto se fosse stata incazzata" pensai tra me e me, ma non mi azzardai a dirlo, non credo fosse una persona così coriacea da resistere al mio sarcasmo profano. E' che non volevo neanche infierire: erano successe troppe cose spiacevoli nella sua vita. Litigò anche con suo fratello per un fatto di proprietà, forse dovuto all'eredità della madre, ma non ne sono certo e al fatto che suo fratello si "appropriò indebitamente" dei soldi che erano depositati su di un conto non ben specificato, ma su questi particolari non si soffermò molto.

"Quando ero piccola abitavo lontano dal mare e mio fratello non mi ci voleva portare", ricordava con un pizzico di nostalgia. Mi raccontò un giorno che stava andando a Loreto in treno. Sì, di nuovo. Non so bene il perché ci andasse così spesso, forse per continuare a ringraziare la Madonna di quella "magnianima" grazia o magari era sempre collegato ad un viaggio che mi raccontò prima. Fatto sta che continua così il suo racconto, ricordandomi, più volte lungo il nostro incontro, che ciò che mi stava raccontando era una favola o come una favola: "Ero sul treno, quando vidi il mare molto mosso: era arrabbiato con me. Era arrabbiato con me perché mi disse di scendere dal treno, di non pensare più a niente e di farmi un bel bagno. Era di Settembre, il cinque o il sei. Il tempo era come questo" indicandomi con lo sguardo il grigiore delle nuvole che oggi avvolgevano la città. "Si arrabbiò molto e iniziò a crearsi onde, all'altezza della scogliera, alte due, tre metri!". Assunse un tono pittoresco la sua voce, come se stesse raccontando di qualche eroe del Peloponneso o uscito fuori da qualche idilliaca storia. "Ero la sua sirena! Capito? La sua sirena!" tentava di sottolineare con la sua voce e il suo sorriso che non faceva mai mancare. Lo ripeteva più volte durante i suoi racconti.

Come puoi vivere a testa in giù?

Mi indicò un albergo che era a un centinaio di metri da noi, raccontandomi che lei alloggiò lì al secondo o al terzo piano, perfino lei era indecisa su quale piano era. Mi diceva che convinse il marito a portarlo al mare e quando si svegliava al mattino vedeva un'alba bellissima. Disse che convinse il marito a venire al mare e che alla fine anche lui si innamorò di quella spiaggia, di quel mare. Ovviamente non nello stesso modo della signora.

Mi raccontò di quando, tre o quattro anni fa, nevicò molto da queste parti e nevicò anche sulla spiaggia e disse che la cosa era buffa visto che il marito ormai voleva andare al mare, ma nevicò e lei invece in quel periodo voleva andare in montagna: la cosa che lei riteneva buffa e che si erano invertiti i ruoli in quel momento.

Mi raccontò di quando portò i figli e la madre, quando ancora era in salute, al mare che ritrovò sporco e che fece il bagno in una porzione di spiaggia di un privato, appartenente ad una infermiera di un qualche ospedale di non so dove.

Mi raccontò un'ultima cosa: "Avevo con me un anello, più che anello era una specie di fascia d'oro che andava intorno al dito, con sopra un piccolo diamante di colore..." ed indicò il mare, sottintendendo che fosse di un colore blu. Mi disse che aveva perduto l'anello e che lo cercò in albergo, pensò perfino che il marito l'avesse dato a qualcuno, ma era difficile da decifrare nitidamente ciò che raccontava. "Sai chi prese il mio anello? Il mare. Me lo disse lui. Sai perché? Come pegno d'amore. Te l'ho detto! Sono la sua sirena!"

Tra qualche risata e qualche scusa da parte sua per avermi fatto perdete tempo, ci demmo la mano per salutarci, che doveva andare a prendere il treno per tornare a casa. Prima però mi chiese come mi chiamavo e poi l'età. Disse che con la barba folta che ho me ne dava molti di più e credeva di stare a parlare con un adulto mentre rideva, trovando il suo errore molto buffo. Cazzo: se mi rado mi scambiano per un 17enne, se mi lascio crescere la barba mi credono un adulto, che diavolo devo fare per sembrare solo me stesso? Accenna al fatto che ha una nipote della mia età, che al nord loro hanno ristoranti, pizzerie, non so il perché di questa sua dichiarazione, forse solo per cercare un nuovo spunto per iniziare a raccontare di nuovo, ma il tempo giocava a suo sfavore. Alla fine ci salutiamo di nuovo e ognuno va per la sua strada.

Lei si chiamava Lucrezia, il marito Silvano.

Non so perché stetti lì ad ascoltarla; potevo tranquillamente inventarmi un qualche tipo di scusa ed andarmene o semplicemente essere schietto e dirle che non me ne fregava nulla della sua storia. Chissà perché non l'ho fatto.

Rimisi l'auricolare nel mio orecchio sinistro e tornai a correre, pensando a quanta gente strana mi capita sempre di conoscere.

Non so se la rivedrò più. Non so se tra qualche anno mi ricorderò di lei e della sua bislacca quanto curiosa e per me affascinante storia. Non so se quella sirena tornerà prima o poi dal suo mare o se troverà qualche pescatore di cui si innamorerà.

Ma mi piace pensare che se il mare è calmo, sereno, da qualche parte Lucrezia stia sorridendo per aver trovato la sua serenità.

Ed è in questi momenti che mi sento il piccolo cuore caldo di questo mondo.



|dreams of clouds|

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma che tesoro che sei..l'ho letto proprio tutto..molto toccante complimenti

SCIUSCIA ha detto...

Cazzo se è lungo. Ma di solito le cose lunghe sono belle. O noiose. Domani lo leggo, ora cena.

Posta un commento

Post più recente Post più vecchio Home page

Fottuti zombie, non mi avrete mai!

64%

Moi et moi même

"E' il MONDO che ha scelto di non essere sempre divertente"


E' che a volte si è troppo stanchi di continuare a combattere, di difendere le proprie idee. A volte si è stanchi della routine, delle giornate che si susseguono, dei déjà vú. A volte si è stanchi di far sopravvivere i propri SOGNI, di trascinarsi, di fare ciò che non vogliamo. A volte si è stanchi di ripetere gli stessi errori e di non potersi liberare di certi pesi. E a volte si è solamente troppo stanchi di vivere, così facciamo in modo che tutto scivoli via, come l'acqua di un torrente che scivola sul suo letto o come la pioggia che scivola sui vetri delle case. E non ci accorgiamo che, alzando gli occhi, c'è l'arcobaleno

Fin du Monde

Chanson

Followers

Objectifs

  • Trovare un lavoro
  • Fare almeno un viaggio
  • Imparare a suonare la chitarra
  • Avere un ranch tutto mio
  • Frequentare l'Accademia delle Belle Arti di Bologna
  • Salvare il Mondo
  • Essere un cowboy al tempo del Far West
  • Fare un lavoro che mi piace per il resto della mia vita
  • Avere un fisico DECENTE
  • Essere meno introverso
  • Andare in vacanza alle Isole Canarie, magari per un intero mese
  • Far durare una relazione più di 2 mesi
  • Essere più coraggioso
  • Completare il gioco "Dead Space" senza morire d'infarto
  • Non avere più paura degli insetti
  • Passare l'esame di abilitazione per geometri, con conseguente sbronza
  • Vivere da solo
  • Poter essere per un giorno il burattinaio di Elmo
  • Diventare ricco
  • Conquistare il mio VIOLA

Recent Comments